Role Models | Questionario di ëres

Nadia Delago

// Lisa Corrarati //
Nadia Delago – Classe 1997, originaria di Selva di Valgardena sale sul terzo gradino del podio nella discesa libera alle Olimpiadi di Pechino 2022. Nata a Bressanone si è formata sportivamente nello Sci Club Gardena, per poi entrare nel Gruppo Sportivo Fiamme Oro.
© fisi.org
Quali sono le tappe della tua carriera?
Ho iniziato a sciare all’età di 3 anni con la Scuola Sci di Selva per poi passare allo Sci Club Gardena. Nel 2015 ho potuto festeggiare il titolo italiano juniores di discesa libera e Super G, entrando poi nel gruppo sportivo delle „Fiamme Oro“ della Polizia. Nella stagione 2018/19 mi sono classificata tre volte al 1° ed una volta al 2° posto in Coppa Europa. Tali risultati mi hanno permesso di conquistare il posto fisso in Coppa del Mondo per la stagione successiva. Questa stagione ho raggiunto la TOP10 nelle 5 discese iniziali, sfiorando il podio a Zauchensee, rimanendomi impressa per tutta la vita con la medaglia di bronzo conquistata alle Olimpiadi di Pechino 2022.
Come definisci il femminismo?
Penso che il fatto di essere donna non dovrebbe impedire di poter vivere i propri sogni. Ogni donna dovrebbe avere la possibilità di vivere la vita e svolgere la mansione che desidera. Una donna deve inoltre potersi vestire nel modo che le pare e piace senza dover essere giudicata da nessuno. Penso più che altro che i media abbiano influenzato in positivo la questione negli ultimi anni. Personalmente non posso dire che la mia immagine sia cambiata poiché mi è sempre stata data la possibilità e non mi è mai stato impedito di vivere il mio sogno.
Qual è la più grande differenza tra uomini e donne nel mondo sportivo?
Penso che la differenza derivi dal denaro che circola all’interno del contesto. L’interesse da parte del pubblico nei confronti degli sport maschili è maggiore e pertanto attirano più sponsor e anche i finanziamenti per i diritti tv sono maggiori. Devo però dire che nel mondo dello sci, la differenza è veramente piccola confrontando altri sport ove l’interesse per le donne è più basso.
La tua fonte d’ispirazione?
La mia fonte principale d’ispirazione è la ex sciatrice statunitense Lindsey Vonn. Pur avendo subito parecchi infortuni, anche gravi, si è sempre rialzata ed è sempre riuscita a tornare a competere e ad essere la migliore.
Una vita senza sci sarebbe…
Penso che sarei diventata una cuoca, amo cucinare (e mangiare ). Vivendo però in una valle dove vi sono chilometri di piste non riesco ad immaginare una vita senza sci.
Che messaggio hai per chi sostiene che il femminismo non sia necessario?
Negli anni passati è cambiato tanto e penso che ci saranno ancora dei cambiamenti nel futuro. Iniziando da questi giorni di guerra in Ucraina dove vedo spesso anche tante donne pronte a combattere. Le persone che sostengono che il femminismo non è necessario sono sicuramente in minoranza.
Che significato ha per una giovane donna questa medaglia?
Una medaglia olimpica significa sempre tanto indipendentemente dal fatto che sia vinta da una donna o da un uomo. Fin ora non ho ancora avuto modo di godermela pienamente tantomeno ho pienamente realizzato cosa voglia dire vincere una medaglia olimpica. Tutto è arrivato senza che me lo aspettassi in una carriera sportiva ancora giovane. Penso comunque di dovermi migliorare ancora in tanti aspetti e che questa medaglia non sia un punto di arrivo ma un punto di partenza. Voglio continuare a divertirmi sciando, i risultati poi ne saranno la conseguenza.

Editorial

Rastlos – senza tregua

Rastlos – senza tregua: Wer von uns kennt es nicht, dieses Gefühl der inneren Unruhe, der freudigen Aufbruchsstimmung, des unermüdlichen Schaffens. Ist es nicht diese Rastlosigkeit, die uns immer wieder antreibt? Diese erste ëres-Ausgabe im neuen Jahr widmen wir den rastlosen Frauen, die sich ausdauernd, beharrlich und mutig für die Chancengleichheit stark machen und ihre Stimme erheben.
Rastlosigkeit setzt aber nicht immer nur positive Energien frei. Rastlos ist, wer verfolgt, belästigt, getrieben wird – früher wie heute. Die Mechanismen dahinter sind dabei erstaunlicherweise über Jahrhunderte dieselben geblieben.
Und wir haben in diese ëres-Ausgabe schließlich auch die ernsthafte Empfehlung gepackt, bei all dieser Rastlosigkeit auch einmal Rast zu machen.
Rast machen in Sachen ëres auch einige der Redakteurinnen, die Sie durch das vergangene Jahr begleitet haben. Ihnen wünschen wir alles Gute für ihre neuen Aufgaben. Damit gesellen sich zu bereits bekannten ëres-Frauen mehrere neue, die mit Begeisterung an dieser Ausgabe gearbeitet haben – auch ein wenig rastlos, um trotz dieses Wechsels keine allzu lange Rast aufkommen zu lassen.
Ich wünsche Ihnen eine gute Lektüre,
Maria Pichler, leitende Redakteurin