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Intersezionalità

// Verena De Monte //
Per il femminismo, ma non solo, l’approccio intersezionale è diventato uno strumento fondamentale di lettura della disuguaglianza sociale.
Kimberlé Crenshaw © Mohamed Badarne / flickr.com creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0/deed.de
Nel 1976 un gruppo di donne Nere fece causa all’azienda statunitense General Motors, accusandola di discriminazione razziale e di genere, dopo che questa si era rifiutata di assumerle. Visto che nella società lavoravano sia persone Nere che donne, il giudice respinse le accuse di razzismo e di sessismo e la causa venne persa.
Ma le persone Nere assunte dalla società erano esclusivamente uomini, impiegati nella produzione, e le donne erano esclusivamente bianche e lavoravano in segreteria. Non c’era nessuna donna Nera. Quella subita non era dunque né discriminazione razziale né di genere, ma razziale e di genere, cioè l’intreccio dei due fattori.
A partire dall’analisi di questo e altri casi, nel 1989 l’attivista, giurista e femminista Nera Kimberlé Crenshaw conia il termine “intersezionalità”, ispirandosi al femminismo Nero che ha svolto un’analisi fondamentale sulla posizione delle donne Nere all’interno dei movimenti femministi occidentali, spesso concentrati solo sui problemi delle donne bianche.
Il termine “intersezionale” significa letteralmente “che riguarda più sezioni”. Dato che le cause di una discriminazione, come l’etnia o il genere, vengono spesso viste come delle categorie (o “sezioni”) separate l’una dall’altra, senza tenere in considerazione il modo in cui interagiscono tra loro, la condizione di chi si trova nel punto di intersezione tra due o più motivi di oppressione non riesce a essere descritta da nessuna delle categorie, finendo per essere esclusa da tutte.
L’intersezionalità cerca di ovviare a questo problema e mira a riconoscere l’intreccio dei fattori di discriminazione, sostenendo che non esiste un solo tipo di oppressione ma più tipi, che producono diverse forme di disuguaglianza.
Crenshaw spiega che come il traffico di un incrocio, che viene da varie direzioni, così, la discriminazione può scorrere in varie direzioni. Se nell’incrocio accade un incidente, può essere stato causato dalle macchine che viaggiavano in una qualsiasi delle direzioni o da tutte insieme. Allo stesso modo, se una persona subisce una discriminazione, questa può derivare da una singola discriminazione o da varie contemporaneamente.

Genere, sessualità, etnia, età, classe, abilità, nazionalità e religione sono le categorie più comuni con cui la società classifica, e discrimina le persone. L’intersezionalità ci aiuta a vedere come queste categorie si intersecano e influenzano le possibilità di una persona all’interno della società.

Literarische Frauenstimmen

Imprescindibili maestre

// Verena De Monte //
Chi subisce diverse discriminazioni ha uno sguardo più lucido sulle cause profonde dell’oppressione. Conoscerne il pensiero è fondamentale.
© Columbia GSAPP / commons.wikimedia.org
Angela Davis
È una rappresentante importantissima del femminismo Nero e del movimento americano per i diritti civili e la lotta contro razzismo, repressione e carcere. Nata e cresciuta nel profondo Sud statunitense, vive i drammi e la violenza del razzismo. Per un periodo milita nel movimento delle Black Panthers e nel partito comunista. Arrestata e processata ingiustamente, la sua detenzione provoca una massiccia mobilitazione in tutto il mondo. Critica nei confronti del femminismo bianco e borghese che parla in nome di tutte le donne, ma in realtà rappresenta solo quelle bianche e benestanti, Davis è autrice di numerosi testi importanti, tra cui Donne, razza e classe e Autobiografia di una rivoluzionaria.
„Non voglio accettare le cose che non si possono cambiare. Voglio cambiare ciò che non si può accettare.”


Angela Davis

© Elsa Dorfman / commons.wikimedia.org
Audre Lorde
Figura chiave della lotta per i diritti civili e contro le discriminazioni razziali e sessuali negli Stati Uniti, Audre Lorde usa la poesia come principale strumento di espressione e di denuncia. A partire dagli anni ’60 fonda associazioni femministe e insegna in diverse università. Si schiera contro l’accademismo bianco delle femministe americane, perché non tiene conto delle diverse forme di oppressione. Dà vita a una serie di riflessioni che oggi costituiscono la base del femminismo intersezionale. È infatti anche grazie a Lorde se il femminismo ha incluso nel suo discorso anche le necessità specifiche delle donne Nere e delle donne lesbiche. Illuminanti le letture di Sorella outsider e della poesia Litania per la sopravvivenza.
„Nera, lesbica, madre, guerriera, poeta”


Audre Lorde

© Alex Lozupone (Tduk) / commons.wikimedia.org
bell hooks
È lo pseudonimo di Gloria Joan Watkins, attivista femminista, antirazzista e anticapitalista statunitense. Il suo pensiero e il suo impegno politico e culturale si articolano sull’intersecarsi di temi quali l’appartenenza a una etnia, a un genere e a una classe. Critica verso il femminismo accademico che la maggioranza delle donne non riesce a capire e non ha il tempo di leggere, scrive testi brevi e semplici, come Il femminismo è per tutti. Mentre per le femministe bianche conta solo il genere, bell hooks insiste sul bisogno di mettere insieme più categorie, come l'etnia e la classe. Il suo Elogio del margine evidenzia l’importanza dello sguardo critico sulla società da parte delle persone da essa escluse.
“Fintantoché le donne usano il potere della classe e della razza per dominare altre donne, la sorellanza femminista non potrà essere realizzata appieno”


bell hooks