Herstory
Un impegno esemplare: Lidia Menapace
// Alessandra Spada | Frauenarchiv //
© dumplife (Mihai Romanciuc), CC BY 2.0
Quest'anno ricorrono i 100 anni dalla nascita di Lidia Menapace e i 60 anni dalla sua entrata nel Consiglio provinciale di Bolzano, prima donna ad esservi eletta nel 1964 insieme a Waltraud Gebert Deeg. Nella stessa legislatura Lidia Menapace fu anche la prima donna ad assumere un assessorato nella giunta provinciale, quello per gli affari sociali e la sanità.
Originaria di Novara, dove era nata il 3 aprile 1924, giunse a Bolzano nel 1952, in seguito al matrimonio con il medico trentino Nene Menapace, con alle spalle una già ricca esperienza politica: giovanissima aveva aderito alla Resistenza diventando staffetta partigiana, durante gli anni universitari era stata attiva nei movimenti cattolici e nel 1946 aveva aderito alla democrazia cristiana. Nelle fila di questo partito nel 1957 venne eletta nel consiglio comunale di Bolzano. Nonostante, a suo dire, avesse già maturato un atteggiamento critico nei confronti della politica democristiana a livello nazionale, continuò il suo impegno nel partito altoatesino poiché si riconosceva nella posizione espressa dalla Dc a favore dell'autonomia dell'Alto Adige a differenza, ad esempio, della linea del Pci che si limitava a un riconoscimento di diritti per la "tutela" della minoranza di lingua tedesca. Agli inizi degli anni '60 del secolo scorso non fece mancare il proprio contributo alla riflessione sullo sviluppo di un'autonomia locale dotata di competenze legislative e amministrative che consentissero ai diversi gruppi linguistici di autogovernarsi sulla base delle rispettive esigenze e in collaborazione tra di loro. Dopo l'esperienza maturata in consiglio provinciale di Bolzano Lidia Menapace nel 1968 si allontanò dalla Dc per abbracciare il pensiero marxista, prima tappa di una lunghissima stagione di attività a sinistra. Nel 1969 contribuì alla fondazione del quotidiano “Il Manifesto” e a partire dagli anni ‘70 fu attiva all’interno di movimenti con un impegno rivolto in particolare alle tematiche femministe e pacifiste. Fu fra le prime a porre l’accento sull’importanza del linguaggio sessuato come strumento fondamentale contro il sessismo. Dopo alcuni incarichi istituzionali ricoperti a Roma e nel Lazio nell'ambito di partiti della sinistra, nel 2006 fu eletta al Senato nelle liste di rifondazione comunista e vi restò fino al 2009.
Dopo la sua scomparsa, avvenuta il 7 dicembre 2020, attorno al suo nome si sono moltiplicati i riconoscimenti pubblici. Il Comune di Bolzano il 9 ottobre 2021 ha piantato in suo onore un albero sulla “collina dei saggi”, anche in questa occasione si è trattato di un primato: Lidia Menapace è stata la prima donna, insieme a Nella Mascagni, a essere celebrata nel giardino della memoria del capoluogo altoatesino accanto a numerosi uomini.
Originaria di Novara, dove era nata il 3 aprile 1924, giunse a Bolzano nel 1952, in seguito al matrimonio con il medico trentino Nene Menapace, con alle spalle una già ricca esperienza politica: giovanissima aveva aderito alla Resistenza diventando staffetta partigiana, durante gli anni universitari era stata attiva nei movimenti cattolici e nel 1946 aveva aderito alla democrazia cristiana. Nelle fila di questo partito nel 1957 venne eletta nel consiglio comunale di Bolzano. Nonostante, a suo dire, avesse già maturato un atteggiamento critico nei confronti della politica democristiana a livello nazionale, continuò il suo impegno nel partito altoatesino poiché si riconosceva nella posizione espressa dalla Dc a favore dell'autonomia dell'Alto Adige a differenza, ad esempio, della linea del Pci che si limitava a un riconoscimento di diritti per la "tutela" della minoranza di lingua tedesca. Agli inizi degli anni '60 del secolo scorso non fece mancare il proprio contributo alla riflessione sullo sviluppo di un'autonomia locale dotata di competenze legislative e amministrative che consentissero ai diversi gruppi linguistici di autogovernarsi sulla base delle rispettive esigenze e in collaborazione tra di loro. Dopo l'esperienza maturata in consiglio provinciale di Bolzano Lidia Menapace nel 1968 si allontanò dalla Dc per abbracciare il pensiero marxista, prima tappa di una lunghissima stagione di attività a sinistra. Nel 1969 contribuì alla fondazione del quotidiano “Il Manifesto” e a partire dagli anni ‘70 fu attiva all’interno di movimenti con un impegno rivolto in particolare alle tematiche femministe e pacifiste. Fu fra le prime a porre l’accento sull’importanza del linguaggio sessuato come strumento fondamentale contro il sessismo. Dopo alcuni incarichi istituzionali ricoperti a Roma e nel Lazio nell'ambito di partiti della sinistra, nel 2006 fu eletta al Senato nelle liste di rifondazione comunista e vi restò fino al 2009.
Dopo la sua scomparsa, avvenuta il 7 dicembre 2020, attorno al suo nome si sono moltiplicati i riconoscimenti pubblici. Il Comune di Bolzano il 9 ottobre 2021 ha piantato in suo onore un albero sulla “collina dei saggi”, anche in questa occasione si è trattato di un primato: Lidia Menapace è stata la prima donna, insieme a Nella Mascagni, a essere celebrata nel giardino della memoria del capoluogo altoatesino accanto a numerosi uomini.
Lidia Menapace negli anni 60 © Autor/-in unbekanntUnknown author, Public domain, via Wikimedia Commons
Alessandra Spada
è presidente del Frauenarchiv/Archivio storico delle donne di Bolzano. Ha insegnato per oltre 40 anni italiano L2 nelle scuole di lingua tedesca del Sudtirolo, attualmente in pensione. È autrice di saggi e testi sulla storia dell'Alto Adige con particolare focus sulla storia delle donne.