Sei servita - Das Bild der Frau in der Werbung

Produkte gesucht – Körper gefunden

// Kathinka Enderle //
Frauen sind im Jahr 2025 Kanzlerinnen, Chefinnen, Nobelpreisträgerinnen und stehen an der Spitze von Konzernen, Universitäten, Staaten. Und trotzdem sind sie in der Werbung vor allem eins: halbnackt und schweigend. Produkte werden beworben, aber verkauft wird der weibliche Körper.
Provex möchte silikonfreie Duschkabinen verkaufen. Doch statt die Kabinen im Großformat zu zeigen und deren Vorteile anzupreisen, sieht man sie nur am Rand – so klein, dass sie fast wie ein Accessoire wirken. Im Mittelpunkt steht hingegen eine nackte Frau, die sich den Oberkörper bedeckt. Da scheint sich „Silikonfrei“ weniger auf die Duschkabinen zu beziehen als auf ihre Brüste. Funktioniert der Verkauf einer Dusche etwa nur dann, wenn eine nackte Frau danebensteht? Und was genau wird hier eigentlich verkauft?

Avanti setzt auf den Spruch “less layers, more savings”. Im Bild: eine Frau im Bikini, darunter ein Sofa. Weniger Stoff ist gleich mehr Rabatt? Gilt der Frühjahrsverkauf nur für leicht bekleidete Kundinnen? Ist sicher witzig gemeint, aber eigentlich traurig – denn offenbar traut man dem eigenen Sofa nicht zu, ausreichend Aufmerksamkeit zu erregen.

Waibl, ein Anbieter für Beregnungsanlagen, zeigt eine Frau, die inmitten einer Sprinkleranlage sitzt. Hier wird nicht die Technik gefeiert, sondern die Fantasie bedient. Warum eine Frau auf dem Rasen sitzen muss, um eine Sprinkleranlage zu verkaufen, bleibt unklar. Ist sie der Lockvogel? Die Belohnung fürs Gießen? Oder Kulisse, damit der Blick hängen bleibt? Die Anlage funktioniert doch auch ohne Frau, oder? Warum also dieser Umweg? Gibt das Produkt alleine nicht genug für eine Werbung her?

Boxspring Cocoon zeigt eine Frau im Bett – in Dessous, mit Stiefeln. Dazu der Spruch: „Nach dem Saufen mit Schuhen im Bett aufgewacht. Oder auch: Der gestiefelte Kater.“ Ein Kontrollverlust wird sexualisiert – in einer Realität, in der genau das oft zu Grenzverletzungen führt. Das ist dann nicht nur mehr provokant, sondern schlichtweg respektlos.

Sexismus in der Werbung ist nicht tot, sondern wird nur besser getarnt. Oft kommt er im ironischen Gewand daher, augenzwinkernd, scheinbar harmlos. Aber was bleibt, ist das alte Bild: Frauen als Blickfang, als Beiwerk, als Körper. Nicht als Menschen mit Geschichte, Haltung oder Kompetenz. Solche Werbungen machen die Sexualisierung von Frauen im Alltag normal. Sie prägen unser Bild davon, wer gesehen werden darf – und wie. Vielleicht wird’s Zeit, dass Werbung wieder das zeigt, worum’s eigentlich geht: Produkte. Ideen. Qualität. Und vielleicht sollten wir Unternehmen, die sich nur über nackte Haut verkaufen können, mal ganz offen fragen: Habt ihr sonst nichts anzubieten?

Cronache tragicomiche

«Prima o poi, mi metto in lista»

// Lorena Palanga //
Cronache tragicomiche di una donna che tiene in piedi il mondo… e dimentica se stessa
© Jonathan Cooper - unsplash
Ore 6:00.
Suona la sveglia. Apro un occhio, poi l’altro, poi li richiudo entrambi subito perché il pensiero della “to-do list” mi ha già stancata. Colazione, doccia (se c’è tempo), sveglia i figli, merenda nello zaino, calzini spaiati da rincorrere come Pokémon rari. Marito che non trova la camicia (spoiler: è nell’armadio, come sempre). Il tutto mentre tento una coda decente con una mano e con l’altra rispondo a un’e-mail di lavoro.

Ore 8:00.
Uscita in modalità ninja. Traffico, parcheggio, corsa in ufficio. Riunioni, scadenze, colleghi che sembrano aver fatto colazione con la simpatia e altri con i chiodi. Pranzo? Un’insalata mangiata davanti al PC, con il mouse come unica compagnia. Una volta avevo sogni, ora ho il calendario condiviso di Google.


Ore 17:00.
Fine del lavoro (in teoria). In pratica, parte il secondo turno: spesa, pediatra, compiti, cena. A casa mia c’è sempre qualcuno che cerca qualcosa: calzini, consigli, conforto. E io? Cerco me stessa. Sembra che sia stata vista l’ultima volta nel 2008, mentre faceva yoga e leggeva un libro.

Ore 21:30.
I figli dormono (forse), il marito guarda lo smartphone o la tv, il cane russa. Io guardo il divano con desiderio, ma mi accascio sul letto come una felpa dimenticata. “Domani mi prendo un’ora per me”, penso. Domani. Sempre domani.
Eppure, tra una corsa e l’altra, tra un “mammaaa” e un “scusa, hai visto le chiavi?”, ogni tanto affiora una consapevolezza: non siamo supereroine, anche se ci piacerebbe. Siamo donne con agende piene e batterie scariche. E il punto non è fare tutto, ma non dimenticarci di noi stesse mentre lo facciamo.

Perché il rischio, a furia di esserci per tutti, è non esserci più per noi. Ci alleniamo a essere presenti, utili, perfette, e dimentichiamo che non siamo “progetti da completare” ma persone da ascoltare. E che se ci fermassimo – anche solo per dieci minuti – potremmo riscoprire una cosa rivoluzionaria: che meritiamo attenzioni anche quando non stiamo salvando il mondo. Che il nostro valore non si misura in carichi di lavatrici o e-mail risposte entro le 18:00.

Quindi no, non ci serve un’altra agenda. Ci serve spazio. Respiro. Tempo che non sia solo incastrato, ma scelto. Magari non oggi. Magari non domani. Ma prima o poi, anche noi, ci scriveremo in cima alla lista.

Chi è la Professional Organizer
(e perché potrebbe cambiarti la vita)

Ti senti sempre in affanno? Hai l’agenda piena ma la testa nel caos? Qui entra in scena una figura ancora poco conosciuta ma preziosissima: la Professional Organizer.

Si tratta di una professionista specializzata nell’aiutare persone e famiglie a riorganizzare il tempo, gli spazi e le abitudini quotidiane in modo più efficace e sostenibile. Non è solo “quella che ti dice come sistemare l’armadio”, ma una vera alleata nel trovare strategie su misura per alleggerire la vita, liberare energia mentale e – finalmente – ritagliarsi momenti per sé.

Nel lavoro, ti aiuta a gestire meglio e-mail, riunioni, priorità. A casa, ti guida nel decluttering degli oggetti… e anche degli impegni inutili. Obiettivo? Più ordine, meno stress. Più tempo vero, meno corse a vuoto.

In pratica, non ti cambia la vita. Ti aiuta a riprendertela in mano.