Around the World

Madri israeliane e palestinesi unite per la pace: “Non uccidete più i nostri figli”

// Verena De Monte //
Estremismi e distruzione non porteranno a un futuro in sicurezza. © pixabay
L’associazione israeliana “Woman Wage Peace” dal 2014 unisce donne arabe, ebree e cristiane, israeliane e palestinesi, con lo scopo di promuovere un accordo politico coinvolgendo le donne nel processo. Il 4 e il 19 ottobre 2016 insieme all’ong palestinese “Women of the Sun” ha organizzato un corteo verso Gerusalemme per chiedere la risoluzione del conflitto. È una partnership storica fra due movimenti di donne che chiedono alle loro rispettive leadership di promuovere un accordo e assicurare un futuro di pace, sicurezza e libertà per entrambi i popoli. L’ultima marcia per la pace si è svolta lo scorso 4 ottobre. Tre giorni dopo avveniva la strage al rave e ai Kibbutz seguita dall’eccidio del popolo palestinese a Gaza. Ora queste donne chiedono il cessate il fuoco immediato e il rilascio delle persone in ostaggio, tra cui alcune attiviste dell’organizzazione.

Around the World

Discriminazione nello sport: restrizioni per donne trans nelle competizioni femminili di scacchi

// Verena De Monte //
Lo scacco alle donne trans della federazione internazionale. © pixabay
La Fide (Federazione internazionale degli scacchi) ha stabilito nuove norme d’accesso ai tornei femminili, creati per dare visibilità alle giocatrici, il cui numero è storicamente più basso rispetto a quello degli uomini. Queste norme prevedono l’esclusione dalle competizioni delle donne trans che non hanno una prova rilevante della transizione avvenuta, cioè la rettifica anagrafica sui documenti. Ma la modifica dei documenti è l’ultimo passo di un procedimento molto lungo e che non tutte le persone transgender intendono intraprendere. Protestano alcune federazioni nazionali e le associazioni LGBTQI*+, una delle quali afferma che questa esclusione “è un insulto per le donne cis, per le donne trans e per il gioco in sé.” Nel caso degli scacchi, infatti, non vale nemmeno la giustificazione data da un presunto vantaggio fisico delle atlete transgender sulle altre.