Per definire
A-M-O-R-E
// Tilia //
Che parolone importante: AMORE. Talmente grande, che ho dovuto in qualche modo “sezionarlo”, spezzettarlo, selezionando così 5 parole che iniziano con le lettere che compongono la parola AMORE. Per definire il mio personalissimo punto di vista su questo sentimento, in questo momento della mia vita. Ma spero di arricchire l’esperienza con molte altre parole... strada facendo. Non è stato per niente facile scegliere solo 5 parole, invece e purtroppo, grazie ai fatti di cronaca così numerosi, è stato per assurdo più facile buttare giù, anche con una certa rabbia, che cosa l’amore non deve mai essere. La lista è lunga e sicuramente non è completa: se pretende amore o sesso quando tu non vuoi, se ti intimidisce, se ti fa del male fisico, se ti chiude in una stanza, se ti offende, se ti umilia, se minaccia te e i tuoi figli, se ti telefona di continuo per insultarti, se minaccia la tua libertà anche economica, se ti controlla, se ti infastidisce con sms ossessivi, se ti segue, se ti ricatta, se ti isola, se danneggia le tue cose... QUESTO NON È AMORE.
Prima le definizioni del vocabolario Treccani e poi le mie.
A come “adolescente”. Chi ha l'età dell'adolescenza, l’età della vita umana interposta tra la fanciullezza e l’età adulta. È un periodo particolarmente problematico dell’esistenza.
E me ne sono accorta, ma il bello deve ancora arrivare... perché l’adolescente in casa ce l’ho, per ora è solo uno, ma altre due lo raggiungeranno a breve. Forse proprio perché il “mio” adolescente sta attraversando un periodo complicato, in cui si sente per certe cose ancora bambino e per altre invece ragazzo, ma non sa come gestirle e spesso va in crisi, proprio per questo va amato ancora di più. Perché ha più bisogno di me, per essere ascoltato, compreso e guidato. Speriamo di essere all’altezza...
M come “marito”. Uomo che ha contratto matrimonio, considerato in relazione alla moglie.
Però questa definizione non mi piace molto, allora ne ho cercata un’altra: in viticoltura, il tutore vivo della vite, ossia un tronco d’albero che fa da sostegno alla vite (a cui, cioè, la vite si marita).
E anche questo in casa ce l’ho, come sopra. Non che per questo io voglia associare la parola adolescente a marito... però. Diciamo che la definizione già racchiude molto di ciò che mio marito è per me. Un sostegno, per camminare sempre insieme, l’uno a fianco all’altra, e affrontare tutto ciò che di bello e di brutto ci riserva la vita. Ma è anche molto altro ancora. Certo, la definizione mi ricorda anche quando facemmo il primo, unico e credo anche ultimo corso di tango... perché appunto lui, a differenza di me, era decisamente un tronco.
O come “om”: in sanscrito, sillaba sacra che ha forza d’invocazione solenne, di affermazione, di benedizione, di rispettoso assenso. Ricorre al principio di ogni preghiera e cerimonia religiosa e di quasi tutti i libri.
Quando alzo gli occhi al cielo per pregare di darmi la forza... in effetti uso anch’io questa espressione. Perché senza forza e taaaanta santa pazienza non si va da nessuna parte, credo io. Certo, quando sia amano profondamente l’altro e i figli, avere l’energia, trovare il tempo e la carica per fare tutte le cose che comporta l’essere una famiglia, quindi moglie e madre e poi ancora nei confronti della famiglia d’origine o della famiglia d’origine dal marito (quindi figlia, sorella, cognata, nuora e chi più ne ha più ne metta...) è un po’ più facile, diciamo che per lo meno aiuta. Spesso io la perdo la pazienza, però poi mi basta guardare gli 8 bellissimi occhi che mi circondano per tornare, più o meno velocemente, in pace col mondo. Om.
R come “ridere”: manifestare un sentimento di allegrezza spontanea, viva e per lo più improvvisa, mediante una tipica modificazione del ritmo respiratorio e variazione della mimica facciale.
Mi piace moltissimo la definizione che il grande Gianni Rodari ha dato di ridere, ovvero anche ridere è una maniera di imparare.
Non potrei essere più d’accordo di così. Imparare, col sorriso, ad affrontare certe difficoltà e magari a superare i nostri difetti e quelli degli altri o semplicemente imparare ad accettarli, ridendoci sopra. Perché forse è proprio se amiamo anche i difetti degli altri che li amiamo davvero. E ogni volta che penso alla mia famiglia e agli amici che amo, li immagino sorridenti, sempre.
E come “empatia”: capacità di un individuo di comprendere in modo immediato i pensieri e gli stati d'animo di un'altra persona.
Si tratta di un impegno di comprensione, della capacità di mettersi nei panni dell’altro, ma in maniera autentica, eliminando il pregiudizio. Facile a dirsi, più difficile a farsi, ma doveroso: è il primo, fondamentale passo per riconoscerne i bisogni e, all’atto pratico, anche i diritti. Per me quindi l’empatia anche come arma contro la discriminazione. Storicamente, uno dei più grandi movimenti sociali legati all’empatia e all’intelligenza emotiva è quello femminista. Quello che sfugge a molti non-empatici o ignoranti emotivi, quando si parla di parità di diritti, è il fatto che i problemi delle minoranze sono, o dovrebbero essere, problemi di tutti.
Prima le definizioni del vocabolario Treccani e poi le mie.
A come “adolescente”. Chi ha l'età dell'adolescenza, l’età della vita umana interposta tra la fanciullezza e l’età adulta. È un periodo particolarmente problematico dell’esistenza.
E me ne sono accorta, ma il bello deve ancora arrivare... perché l’adolescente in casa ce l’ho, per ora è solo uno, ma altre due lo raggiungeranno a breve. Forse proprio perché il “mio” adolescente sta attraversando un periodo complicato, in cui si sente per certe cose ancora bambino e per altre invece ragazzo, ma non sa come gestirle e spesso va in crisi, proprio per questo va amato ancora di più. Perché ha più bisogno di me, per essere ascoltato, compreso e guidato. Speriamo di essere all’altezza...
M come “marito”. Uomo che ha contratto matrimonio, considerato in relazione alla moglie.
Però questa definizione non mi piace molto, allora ne ho cercata un’altra: in viticoltura, il tutore vivo della vite, ossia un tronco d’albero che fa da sostegno alla vite (a cui, cioè, la vite si marita).
E anche questo in casa ce l’ho, come sopra. Non che per questo io voglia associare la parola adolescente a marito... però. Diciamo che la definizione già racchiude molto di ciò che mio marito è per me. Un sostegno, per camminare sempre insieme, l’uno a fianco all’altra, e affrontare tutto ciò che di bello e di brutto ci riserva la vita. Ma è anche molto altro ancora. Certo, la definizione mi ricorda anche quando facemmo il primo, unico e credo anche ultimo corso di tango... perché appunto lui, a differenza di me, era decisamente un tronco.
O come “om”: in sanscrito, sillaba sacra che ha forza d’invocazione solenne, di affermazione, di benedizione, di rispettoso assenso. Ricorre al principio di ogni preghiera e cerimonia religiosa e di quasi tutti i libri.
Quando alzo gli occhi al cielo per pregare di darmi la forza... in effetti uso anch’io questa espressione. Perché senza forza e taaaanta santa pazienza non si va da nessuna parte, credo io. Certo, quando sia amano profondamente l’altro e i figli, avere l’energia, trovare il tempo e la carica per fare tutte le cose che comporta l’essere una famiglia, quindi moglie e madre e poi ancora nei confronti della famiglia d’origine o della famiglia d’origine dal marito (quindi figlia, sorella, cognata, nuora e chi più ne ha più ne metta...) è un po’ più facile, diciamo che per lo meno aiuta. Spesso io la perdo la pazienza, però poi mi basta guardare gli 8 bellissimi occhi che mi circondano per tornare, più o meno velocemente, in pace col mondo. Om.
R come “ridere”: manifestare un sentimento di allegrezza spontanea, viva e per lo più improvvisa, mediante una tipica modificazione del ritmo respiratorio e variazione della mimica facciale.
Mi piace moltissimo la definizione che il grande Gianni Rodari ha dato di ridere, ovvero anche ridere è una maniera di imparare.
Non potrei essere più d’accordo di così. Imparare, col sorriso, ad affrontare certe difficoltà e magari a superare i nostri difetti e quelli degli altri o semplicemente imparare ad accettarli, ridendoci sopra. Perché forse è proprio se amiamo anche i difetti degli altri che li amiamo davvero. E ogni volta che penso alla mia famiglia e agli amici che amo, li immagino sorridenti, sempre.
E come “empatia”: capacità di un individuo di comprendere in modo immediato i pensieri e gli stati d'animo di un'altra persona.
Si tratta di un impegno di comprensione, della capacità di mettersi nei panni dell’altro, ma in maniera autentica, eliminando il pregiudizio. Facile a dirsi, più difficile a farsi, ma doveroso: è il primo, fondamentale passo per riconoscerne i bisogni e, all’atto pratico, anche i diritti. Per me quindi l’empatia anche come arma contro la discriminazione. Storicamente, uno dei più grandi movimenti sociali legati all’empatia e all’intelligenza emotiva è quello femminista. Quello che sfugge a molti non-empatici o ignoranti emotivi, quando si parla di parità di diritti, è il fatto che i problemi delle minoranze sono, o dovrebbero essere, problemi di tutti.