Sei servita - Das Bild der Frau in der Werbung
Oltre i limiti dell’etica e del buon gusto
// Linda Albanese //

© Facebook/FITINN
FITINN, la principale catena di fitness in Austria, che è presente anche in alcune città italiane, ha spesso attirato l'attenzione per le sue campagne pubblicitarie provocatorie. Una scelta che può essere efficace nel creare discussione e visibilità, ma rischia di alienare una parte del pubblico se percepita come offensiva o discriminatoria. Le campagne descritte in questa pagina non sono attuali, ma l’azienda non abbandona il tono provocatorio in cui il confine tra body-shaming e ironia è sottilissimo.
Lo slogan "Misshantel dich"– fortunatamente tolto dalla pagina internet di FITINN – con il suo gioco di parole tra "manubrio" e "maltrattamento", suggerisce un'idea di allenamento che sfocia nella sofferenza fisica, con un'allusione inquietante alla violenza. Un messaggio del genere non solo trasmette un'idea distorta del fitness – che dovrebbe essere legato al benessere e alla salute – ma può risultare offensivo per chi ha vissuto situazioni di abuso reale. Ancora più grave è "Opferhilfe: 19,90 €" ("aiuto per le vittime"), che banalizza il concetto di assistenza alle vittime, spesso legato a contesti di violenza domestica, abusi o traumi. Utilizzare un termine così serio per promuovere un abbonamento in palestra è un esempio di marketing irresponsabile, che sfrutta tematiche delicate per attirare l’attenzione. Anche la campagna "non credere a tutto ciò che pensi", con slogan come "Body Positivity – glaub nicht alles, was du denkst", cerca di porsi in modo ironico, ma il messaggio rischia di essere ambiguo. Frasi come "Il nero snellisce" o "La bellezza viene da dentro" trasmettono un'idea distorta del rapporto con il proprio corpo. Implicano che debba essere modificato o migliorato secondo standard estetici imposti. Questo contraddice il concetto di accettazione di sé e di benessere legato al fitness. Questi esempi dimostrano come questo genere di marketing abbia più volte oltrepassato il confine tra ironia e insensibilità. Invece di promuovere il fitness come forma di benessere e inclusione, la catena sembra puntare su una retorica aggressiva e stereotipata, che riduce il valore delle persone al loro aspetto fisico.
In Austria, le campagne pubblicitarie di FITINN sono state oggetto di discussione pubblica, con l’accusa di promuovere un ideale di corpo unilaterale e di fare body-shaming. Nonostante le polemiche, molte di queste campagne non sono state sanzionate o ritirate. Soprattutto le aziende del settore fitness dovrebbero avere un approccio più sensibile e inclusivo che valorizzi la diversità dei corpi e promuova il benessere a 360° della persona.
Lo slogan "Misshantel dich"– fortunatamente tolto dalla pagina internet di FITINN – con il suo gioco di parole tra "manubrio" e "maltrattamento", suggerisce un'idea di allenamento che sfocia nella sofferenza fisica, con un'allusione inquietante alla violenza. Un messaggio del genere non solo trasmette un'idea distorta del fitness – che dovrebbe essere legato al benessere e alla salute – ma può risultare offensivo per chi ha vissuto situazioni di abuso reale. Ancora più grave è "Opferhilfe: 19,90 €" ("aiuto per le vittime"), che banalizza il concetto di assistenza alle vittime, spesso legato a contesti di violenza domestica, abusi o traumi. Utilizzare un termine così serio per promuovere un abbonamento in palestra è un esempio di marketing irresponsabile, che sfrutta tematiche delicate per attirare l’attenzione. Anche la campagna "non credere a tutto ciò che pensi", con slogan come "Body Positivity – glaub nicht alles, was du denkst", cerca di porsi in modo ironico, ma il messaggio rischia di essere ambiguo. Frasi come "Il nero snellisce" o "La bellezza viene da dentro" trasmettono un'idea distorta del rapporto con il proprio corpo. Implicano che debba essere modificato o migliorato secondo standard estetici imposti. Questo contraddice il concetto di accettazione di sé e di benessere legato al fitness. Questi esempi dimostrano come questo genere di marketing abbia più volte oltrepassato il confine tra ironia e insensibilità. Invece di promuovere il fitness come forma di benessere e inclusione, la catena sembra puntare su una retorica aggressiva e stereotipata, che riduce il valore delle persone al loro aspetto fisico.
In Austria, le campagne pubblicitarie di FITINN sono state oggetto di discussione pubblica, con l’accusa di promuovere un ideale di corpo unilaterale e di fare body-shaming. Nonostante le polemiche, molte di queste campagne non sono state sanzionate o ritirate. Soprattutto le aziende del settore fitness dovrebbero avere un approccio più sensibile e inclusivo che valorizzi la diversità dei corpi e promuova il benessere a 360° della persona.