Ore 6:00.
Suona la sveglia. Apro un occhio, poi l’altro, poi li richiudo entrambi subito perché il pensiero della “to-do list” mi ha già stancata. Colazione, doccia (se c’è tempo), sveglia i figli, merenda nello zaino, calzini spaiati da rincorrere come Pokémon rari. Marito che non trova la camicia (spoiler: è nell’armadio, come sempre). Il tutto mentre tento una coda decente con una mano e con l’altra rispondo a un’e-mail di lavoro.
Ore 8:00.
Uscita in modalità ninja. Traffico, parcheggio, corsa in ufficio. Riunioni, scadenze, colleghi che sembrano aver fatto colazione con la simpatia e altri con i chiodi. Pranzo? Un’insalata mangiata davanti al PC, con il mouse come unica compagnia. Una volta avevo sogni, ora ho il calendario condiviso di Google.
Ore 17:00.
Fine del lavoro (in teoria). In pratica, parte il secondo turno: spesa, pediatra, compiti, cena. A casa mia c’è sempre qualcuno che cerca qualcosa: calzini, consigli, conforto. E io? Cerco me stessa. Sembra che sia stata vista l’ultima volta nel 2008, mentre faceva yoga e leggeva un libro.
Ore 21:30.
I figli dormono (forse), il marito guarda lo smartphone o la tv, il cane russa. Io guardo il divano con desiderio, ma mi accascio sul letto come una felpa dimenticata. “Domani mi prendo un’ora per me”, penso. Domani. Sempre domani.
Eppure, tra una corsa e l’altra, tra un “mammaaa” e un “scusa, hai visto le chiavi?”, ogni tanto affiora una consapevolezza: non siamo supereroine, anche se ci piacerebbe. Siamo donne con agende piene e batterie scariche. E il punto non è fare tutto, ma non dimenticarci di noi stesse mentre lo facciamo.
Perché il rischio, a furia di esserci per tutti, è non esserci più per noi. Ci alleniamo a essere presenti, utili, perfette, e dimentichiamo che non siamo “progetti da completare” ma persone da ascoltare. E che se ci fermassimo – anche solo per dieci minuti – potremmo riscoprire una cosa rivoluzionaria: che meritiamo attenzioni anche quando non stiamo salvando il mondo. Che il nostro valore non si misura in carichi di lavatrici o e-mail risposte entro le 18:00.
Quindi no, non ci serve un’altra agenda. Ci serve spazio. Respiro. Tempo che non sia solo incastrato, ma scelto. Magari non oggi. Magari non domani. Ma prima o poi, anche noi, ci scriveremo in cima alla lista.