Club per soli uomini

Agrigento 2025, Capitale (solo al maschile) della Cultura

// Linda Albanese //
© facebook
Sui siti di alcune testate locali e poi sui social è circolata una fotografia emblematica: il palco della conferenza stampa per la presentazione ufficiale di “Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025” mostra una lunga fila di uomini seduti al tavolo dei relatori. Nessuna donna.
Ci sono il sindaco di Agrigento, l’assessore regionale ai Beni culturali, quello comunale alla Cultura, il direttore generale della Fondazione Agrigento 2025, il responsabile dei Beni culturali dell’Arcidiocesi, il presidente del Polo universitario territoriale e il CEO del gruppo Qubit. A questi si sarebbero potuti aggiungere altri due esponenti istituzionali – il ministro della Cultura e il presidente della Regione Siciliana – anch’essi uomini, assenti ma annunciati.
Il risultato è un’immagine che parla da sola: un tavolo interamente maschile a rappresentare un evento che dovrebbe celebrare la cultura in tutte le sue forme e voci. A fare da contrappunto, quasi ironico, il manifesto alle spalle: una ragazza abbracciata da una statua maschile. È l’unica figura femminile dell’intera scena. Ma è muta, simbolica, passiva.
Che questa immagine venga rilanciata dai media senza alcuna riflessione sulla totale assenza di rappresentanza femminile è grave. Non si tratta solo di un errore di comunicazione o di uno scatto “infelice”. In un’epoca in cui si lotta per affermare il principio del #NoWomenNoPanel, che chiede la presenza di voci femminili in ogni spazio di dibattito pubblico, continuare a diffondere – e legittimare – immagini come questa significa ignorare quella lotta e accettare ancora una volta lo status quo. La cultura, se vuole dirsi davvero tale, non può che essere inclusiva.

Club per soli uomini

Il divario di genere brilla più della Stella

// Linda Albanese //
© Ministero del Governo - provincia di Trento
In occasione della Festa del Lavoro, il 1° maggio scorso si è svolta a Trento, la consueta cerimonia ufficiale di conferimento delle "Stelle al Merito del Lavoro". Dieci i lavoratori premiati per la provincia di Bolzano e dieci per quella di Trento. Tra i nomi, spicca un dato evidente: solo cinque su venti le donne premiate. Dato che non può essere ignorato e che fa arrabbiare, soprattutto in un contesto come quello della Festa del Lavoro, che dovrebbe celebrare con eguale dignità l’impegno di tutti e tutte. Le donne lavorano, eccome. Sono parte integrante e insostituibile del tessuto produttivo e professionale del Paese. Eppure, quando si tratta di riconoscere ufficialmente il merito, la presenza femminile continua a essere marginale. Il gender gap si insinua anche dove si parla di eccellenza e riconoscimento. E non è solo una questione statistica, ma culturale. È la conseguenza di anni di sottovalutazione, di carriere interrotte, di doppie fatiche, di ruoli dirigenziali ancora troppo spesso preclusi. La "Stella al Merito del Lavoro" dovrebbe essere un simbolo alto di equità, inclusione e progresso. Ma anche questa volta non è andata così.