Speak

Prendiamoci cura della nostra mente

// Lorena Palanga //
Intervista alla psicologa e psicoterapeuta Francesca Zucali
Ogni organo ha diritto ad essere curato, anche il cervello”. Non usa giri di parole Francesca Zucali, psicologa e psicoterapeuta, 50 anni, per sei anni consigliera e vicepresidente dell’Ordine degli psicologi altoatesini e oggi Presidente del Comitato Croce Rossa di Bolzano. Nella sua esperienza professionale decennale ha avuto sempre una missione: promuovere la consapevolezza che il benessere mentale è importante tanto quanto quello fisico. Chi raggiunge di più questa consapevolezza? Le donne. “Il motivo – spiega la psicologa – è molto semplice: tra carichi familiari, impegni lavorativi e fattori ormonali sono quelle che più spesso si trovano in una situazione di sovraccarico mentale e che, ad un certo punto decidono di dire stop”. Il nostro territorio provinciale è tra quelli a livello nazionale più attenti alla salute mentale. “I servizi psicologici territoriali – racconta Francesca Zucali – sono unici nel loro genere in Italia. L’Azienda Sanitaria offre consulenze psicoterapeutiche a tariffe agevolate. Insomma per chi ha bisogno di aiuto le offerte ci sono, e molte”. E allora cosa manca? “Spesso il coraggio di chiedere aiuto. Si sottovaluta la salute psicologica. Non si capisce che non si sta bene se non si ha anche la salute mentale. Per fare un esempio: tutti noi conosciamo cosa sia un defibrillatore o sappiamo elencare i sintomi che precedono un infarto. Pochi invece conoscono la differenza tra un disturbo e una malattia. E poi c’è un fattore culturale – prosegue Zucali -. Abbiamo fatto molti passi in avanti negli ultimi anni. Si parla di più di benessere mentale, qualcuno azzarda perfino qualche recensione. In generale però abbiamo ancora troppa vergogna di occuparci della nostra testa. Prendersene cura, invece, vuol dire volersi bene”. E la psicoterapeuta della Bassa Atesina un’idea per rompere il tabù ce l’avrebbe. Nella cassetta della posta, le cittadine e i cittadini dovrebbero trovare, questa la sua proposta, insieme agli inviti per fare i check up di prevenzione, anche quello per una consulenza psicologica. “Solo con iniziative di questo tipo potremo incentivare quel cambio culturale che altri Paesi europei hanno già effettuato. Altro punto sul quale insisto sempre – continua la psicologa – è quello dell’utilizzo del Pronto Soccorso. Tutti noi tendiamo a rivolgerci alla struttura solo se abbiamo un problema dagli occhi in giù, ma non ci andiamo nel caso in cui non ci sentiamo bene mentalmente. È uno sbaglio. Dobbiamo diffondere la cultura del pronto soccorso psicologico. Basta rivolgersi al triage, come per qualsiasi altro problema fisico e si viene presi in carico dal servizio psicologico per un primo colloquio. Come Ordine – prosegue Francesca Zucali – proponiamo da tempo l’istituzione della figura dello psicologo di base. In attesa che questo progetto possa diventare realtà, il mio consiglio è sempre quello di rivolgersi per prima cosa al proprio medico di base che, dopo aver analizzato la situazione, potrà indirizzare il paziente verso il servizio più adatto”. Quali sono i segnali da non sottovalutare e che possono farci capire che abbiamo bisogno di un supporto? “Se anche dopo essersi confidati con una persona cara la situazione non migliora, se la nostra condizione mentale inizia a influenzare la vita di tutti i giorni, l’umore, il sonno, è meglio rivolgersi ad un professionista”. E Francesca Zucali rimarca questo concetto: scegliere professionisti regolarmente iscritti agli albi previsti dalla legge è la garanzia di poter seguire percorsi seri e di qualità. Tra i casi che la psicoterapeuta della Bassa Atesina segue quotidianamente ce ne sono molti che riguardano le donne con bambini piccoli, spesso post partum. “Anche in questo caso la sensibilità verso il tema, soprattutto da parte degli uomini, è cresciuta notevolmente negli ultimi anni – spiega -. A chi si rivolge a me tento di far comprendere che è importante in questi casi permettere alla donna di avere i propri spazi, in modo da non farla sentire come la responsabile unica del carico familiare. Parto sempre da un concetto: c’è sempre una soluzione a tutto. E agli uomini dico: non trascurate i segnali che arrivano dalle vostre compagne, perché quel malessere può arrivare ad intossicare l’intera famiglia”. Altro tema fondamentale è quello di iniziare a parlare di benessere mentale già dalla scuola primaria. “Dobbiamo lavorare sulle emozioni e dobbiamo iniziare a farlo fin da piccoli. Dobbiamo – continua la psicoterapeuta – investire sulla crescita emozionale della società e insegnare agli adulti di domani la tolleranza alla frustrazione”. Insomma così come alleniamo ogni settimana il nostro corpo, anche l’allenamento della nostra mente dovrebbe trovare uno spazio fisso nell’arco della nostra giornata. Qualche consiglio? “Suggerisco di solito alcune alternative. Per chi preferisce lavorare sulla mindfulness, consiglio di ritagliarsi una decina di minuti in un luogo tranquillo e di concentrarsi su quel momento, ascoltando quello che si vede e sente in quel preciso istante. Questo permette di abbandonarsi alle emozioni, senza giudizi. Altro esercizio molto importante è quello della respirazione consapevole. Lavorare su questo aspetto, permette di controllare l’ansia in determinati momenti. Altra possibilità è quella del diario. Scrivere aiuta a codificare schemi emotivi che poi diventano più riconoscibili e quindi maggiormente gestibili”. Alcune volte dietro uno sguardo apparentemente sano si stanno combattendo battaglie interiori. Tutti noi dobbiamo essere consapevoli che chiedere aiuto non è sbagliato, ma la scelta migliore che si possa fare.


ëres ladines

Liam danter muvimënt y cuscienza

// Sofia Stuflesser //
Na ntervista ala balarina prufesciunista Anastasia Kostner de Urtijëi
La balarina prufesciunista Anastasia Kostner

1. Co nfluenzea pa la cuscienza ti lëur criatif?
A pensé do ala parola cuscienza ëssi belau plu gën rujenà de cunsapevulëza… ma per chësc articul possi tò la parola cuscienza. La cuscienza ie for ativa a vel’ moda. La cuscienza possa vester plu superfiziela o plu sota, ma pona iel mo la cunsapevulëza, che ie na pert dla cuscienza. Tlo se tratela de se sentì y se rënder cont: ulà ie pa mi corp, co se muevel pa? I muvimënc me dà nfurmazions de coche me sënte o possa gor mudé mi maniera de me sentì. La cuscienza ie nce la tle per improvisé y fé coreografies.

2. Es’a rituai o eserzizies che te juda a vester prejënta y cuscienta?
Sci, suvënz feji eserzizies che ti semea n pue’ a yoga, pilates, Feldenkreis, tecnica Alexander y Rolfing. Chësta maniera de me muever mët mi cë te n cër status y me dà la sensazion de vester tl tlo y tl śën. I muvimënc me porta donca a na cërta cuscienza. Perchël pudëssen dì che l ie pert de mi lëur avëi for na cërta cuscienza.

3. Co te rëndes’a cont de ti corp, canche te bales a na maniera cuscienta, permez a mumënc ulache ne n’ies nia leprò cun ti pensieres?
Sce ie feje n bal ulache ne me sënte nia segura, o ulache la coreografia ne me dij nia, o sce l ie zënza zeche che me desturba, pona pudëssel vester che vënie trata ora de mi cuscienza, ma chël suzed bëndebò dinrer. Canche bale sons perdrët for leprò cun corp y ana.

4. Es’a fat esperienzes coche la cuscienza possa te judé pra ferides o prescion?
Sci, un n iede me ei fat mel ntan n spetacul, ulache l fova da purté ncantëur cubi pesoc, ma mi mënt me à judà a finé l spetacul. Permò daldò ne fovi nia plu bona de me muever.

5. Ce mpurtanza à pa la cuscienza tl raport cun ti partner de bal o cun l publich?
Uni pez à n’autra atmosfera, n’autra situazion o n auter messaje o n’autra cuscienza pudëssen dì. L ie nosc lëur de purté ite l publich te chësta cuscienza.

Per balé deberieda muessen liejer la mënt dl’autra persona. Plu suvënz che n bala adum y miëur che ie l liam dla cuscienza. Tres l bal deberieda possel nce nascer na cuscienza de grupa.

6. Pra l bal cuntempuran metù a jì dala Lia Mostra d’Ert a Urtijëi ai 27 de juni es prejentà n bal n cont dl zitlus dl’ëila. Tan granda ie pa do ti minonga la cuscienza de chësc argumënt?
Cun la valivanza di dërc danter ëiles y ëi vëniel nce pertendù na valivanza dl rendimënt, zënza tenì cont dl zitlus. Nce sce l’ëiles pierd truep sanch muesseles for funzioné y rënder unfat, les ne possa nia lascé do n pue’. Chësc vel mo deplù te posizions dirigenzieles. L me sà che l zitlus ie for mo n tabù, povester mo deplù che dan l pruzes de valivanza. Perchël ulovi purté chësta cuscienza sun palch.