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Rubrica

// unadonna //
Una dice: “Ciao, vado al lavoro!”: prende la borsa, le chiavi, bacia il marito, esce di casa con il figlio piccolo, inforca la bici, lo accompagna a scuola e va, alle 8.10 timbra. Che ci vuole? Facile, facilissimo. Fin troppo, dai! Quasi banale.


E infatti... “Ciao, noi andiamo!”, prende la borsa con il portafoglio, l’agenda, lo smartphone, uno snack per il bambino, le chiavi, dà la mano al piccolo, bacia il marito che la guarda scettico, con l’espressione negli occhi da “Tanto torna tra 1 minuto”. Ma lei esce sicura, chiude la porta a chiave “perché se no ti entrano in casa e non te ne accorgi”, prende l’ascensore, schiaccia il tasto “0”…. e, appena partito… “Nooo… abbiamo dimenticato il tuo casco!”, dice al bambino: “Ora ci tocca arrivare fino a terra e tornare su…”… Arriva al piano terra, aspetta che si aprano le porte, preme “4”, aspetta che si richiudano.
Dopo 20 interminabili secondi arriva al pianerottolo e cerca le chiavi nella borsa: rovistando fa cadere il cellulare, la ricevuta della bolletta TIM, i granuli omeopatici, il mascara, il biglietto usato del teatro, la tessera sanitaria e i documenti suoi e del bambino raccolti in apposito portatessere... Raccoglie tutto, “hai visto la mamma, che brava?” – il piccolo la guarda con gli occhioni sgranati - butta in borsa, cerca la chiave giusta, apre: “Yuhuuu! Siamo noiiii!!! Ho dimenticato il casco del bambinoooo!”. Non risponde nessuno ma si sente il rumore del rasoio elettrico. Prende il casco, saluta: “Ciaoooo!!! Andiamoooo!!!”, nessuno ancora, chiude la porta, cerca la chiave piccola, serra, le chiamano l’ascensore sotto il naso.
“Ok, scendiamo a piedi, vero?”. Per sicurezza gli mette il casco in testa già ora.
Arrivata al primo piano le viene in mente che aveva preparato della frutta lavata da mangiare in ufficio. Prosegue fino al pianoterra, prende insieme al bambino l’ascensore da cui è appena uscito il vicino, entra, preme 4.... 2 secondi chiusura porte, 16 per arrivare al piano, 2 secondi apertura. Intanto si era preparata le chiavi in mano: quindi esce sul pianerottolo, apre, entra: “Yuhuuuuu! Siamo noiii!!! Avevo dimenticato la fruttaaaaa!!!”, e dal bagno il rumore della doccia. Afferra il sacchetto con la frutta dal tavolo della cucina, vede la spazzatura da buttare. Ci pensa un attimo… “Ma sì, va’!”, e prende anche quella. “Ciaoooo, andiamoooo!!!”, silenzio, esce, chiude la porta, serra con la chiave, schiaccia il pulsante dell’ascensore che – grazie a Dio! – è rimasto al piano, scende…
In ascensore, il piccolo la guarda: “Mamma, pipì!”. “Sicuro?” “Sì” “Non riesci ad arrivare all’asilo?” “Mamma, pipì”. Aspetta che l’ascensore arrivi al piano terra, ri-preme 4, torna al piano, cerca la chiave, le cade l’agenda, si apre seminando sul pianerottolo foglietti di appunti, biglietti da visita e tessere sconto del supermercato, li raccoglie, suda ancora, apre il portoncino ed entra: “Yuhuuuu! Siamo noi! Il piccolo deve fare la pipì!!!”. Dall’altra camera, fruscio di vestiti.

Fa fare la pipì al bambino – “Mamma, senza canzoncina non riesco!”, canta: “Plin plon, la pioggia plin plon…”, “Ecco, adesso sì!”, lo aiuta a rivestirsi, esce da casa, prende l’ascensore, si guarda allo specchio, tira fuori il mascara e ripassa, sistema al bambino i pantaloni ancora un po’ storti, guarda lo smartphone per ricordare a che ora ha il primo appuntamento di lavoro, lo smartphone le cade, lo raccoglie, arriva al piano terra, esce, prende il sacchetto della spazzatura, va a buttarlo fuori dal cancello: “Per favore tu stai qui”, dice al piccolo.
Esce e rientra in cortile tenendo d’occhio il bambino, prende la bici, cerca la chiave nella borsa, le cadono le cuffie del cellulare, il sacchettino con la canottiera “dovesse far freddo” per il piccolo quando esce dall’asilo, i biscottini in busta che danno con il caffè, l'avanzo del panino integrale della mensa (per gli attacchi di fame improvvisa) e un po’ di sabbia dei Caraibi (seee… le piacerebbe!), trova la chiave della bici e ributta tutto dentro, apre il lucchetto, fa salire il bambino sul seggiolino…. Dal portone esce il marito, sbarbato e vestito di fresco, sereno e pieno di fiducia in un mondo senza intoppi, con il casco dello scooter a un braccio e le chiavi in mano. “Ma sei ancora qui??? Non eri uscita 20 minuti fa?” “Sì, solo che… No, niente. Ora andiamo”.

Controlla che nel cestino della bici ci sia tutto, guarda il bambino: “Pronto, piccolo? Andiamo!” “Cacca”, è la risposta. In lontananza, lo scooter col marito si dissolve in una nuvola profumata di bagnoschiuma.

Editorial

Gleich - Uguali

„Isch gleich“, ist ein typischer Südtiroler Ausdruck, mit dem wir – zwar mit wenig Überzeugung – unsere Zustimmung geben. Aber „isch wirklich gleich?“, dass Frauen und Männer trotz aller Bemühungen für die Chancengleichheit bis heute keinen gleichen Zugang zu Lebenschancen haben? Und dass Women of Colour – ja, auch bei uns in Südtirol – noch einmal weiter von einer wahren Gleichberechtigung entfernt sind?
In dieser Ausgabe machen wir die Vielfalt der Frauen in Südtirol und in der Welt sichtbar. Dabei sprechen wir über aktuelle feministische Themen wie Frauen im Sport (Stichwort: Menstruation), die weltweite Diskussion zum Recht auf Abtreibung und die weibliche Vertretung in Südtirols Gemeinderäten – und geben vordergründig Women of Colour eine Stimme und eine Sichtbarkeit.
Schlussendlich aber sind wir nicht umhingekommen, auch die Themen Rassismus und intersektionale Diskriminierung zu thematisieren. Und wir geben Ihnen, liebe Leserinnen und Leser, einen sprachlichen Leitfaden mit in die Hand, damit sie im Umgang mit den vielfältigen Frauen nicht ins Fettnäpfchen treten. „Weil’s eben nit gleich isch.“

Wir wünschen Ihnen eine gute Lektüre,
Maria Pichler, Chefredakteurin