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Diritto d’asilo per tutte le donne afgane, lo dice la corte UE

// Lorena Palanga //
Una donna afgana © Faruktokluoglu - pexels
In Afghanistan si stanno verificando veri e propri atti di persecuzione ai danni delle donne. A dirlo è la Corte di Giustizia Europea che a inizio ottobre ha emesso una sentenza chiara: le donne di questo Paese, circa 14 milioni, hanno diritto di asilo negli Stati membri dell’Unione europea senza bisogno di accertamenti e neanche di particolari controlli. La condizione per le donne in Afghanistan è peggiorata nuovamente, drasticamente, dal ritorno al potere dei talebani nel 2021. Non possono apparire in pubblico da sole, vietato viaggiare per più di 72 chilometri senza un accompagnatore maschio, per non parlare del divieto di far sentire la propria voce in pubblico. Per la Corte di giustizia europea tutto ciò è sufficiente per accoglierle in Ue. Il tutto è partito dalla richiesta di chiarimenti da parte di un giudice austriaco. Il caso riguardava due donne afghane che si sono opposte al rifiuto delle autorità austriache di riconoscere loro lo status di rifugiate. La Corte di Giustizia ha dato ragione alle due donne e ha chiarito che tutti gli Stati Membri che si trovino a valutare la domanda di asilo di una donna di nazionalità afgana dovranno tenere presente che "la mera considerazione della sua nazionalità e del suo sesso è sufficiente per accogliere la richiesta."

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IRAN: Zwei Jahre „Frau, Leben, Freiheit“

// Hannah Lechner //
© Pexels
Vor etwas mehr als zwei Jahren, am 16. September 2022, verstarb die damals 22-jährige Jina Mahsa Amini nach ihrer Festnahme durch die iranische Sittenpolizei in Teheran. Unter dem Slogan „Frau, Leben, Freiheit“ löste ihr Tod die größten Massenproteste seit Jahrzehnten im Iran aus, die sich im ganzen Land ausbreiteten. Trotz des Wahlversprechens von Präsident Massud Peseschkian im vergangenen Sommer, die Religionspolizei abzuschaffen, hat sich die Situation für Frauen im Iran auch zwei Jahre nach Aminis Tod kaum verbessert. Sie werden bei Verstößen gegen die islamische Kleiderordnung weiterhin zunächst verwarnt und bei Missachtung festgenommen – letzthin etwa sorgte ein Video von der Festnahme einer 14-Jährigen ohne Kopftuch für einen erneuten Aufschrei. Zum zweiten Todestag von Amini sind 34 Frauen im Evin-Gefängnis in Teheran in den Hungerstreik getreten, um an die Bewegung „Frau, Leben, Freiheit“ zu erinnern. Amnesty International und Menschenrechtsaktivist*innen kritisieren die anhaltende Repression iranischer Frauen ohne juristische Konsequenzen für das iranische Regime und fordern strafrechtliche Ermittlungen.