Herstory
Cicely Saunders, un impegno visionario
// Franca Toffol | Frauenarchiv //

Cicely Saunders © St Christopher’s Hospice
Londra, 24 luglio 1967: viene inaugurato il St Christopher’s Hospice - il primo paziente era stato ammesso già il 13 - e non è un caso che porti il nome del patrono dei viandanti. È destinato ad accogliere malati terminali e cronici nell’ultima parte del loro viaggio, secondo concetti di accudimento e cura che saranno la base filosofica e operativa delle cure palliative così come le conosciamo ora. È un posto pieno di malattia e vita: animali, piante, opere d’arte, dolci, musica e, soprattutto, un personale medico e infermieristico preparato all’attenzione e all’ascolto di chi è ricoverato. L’artefice di questa potente innovazione si chiama Cicely Saunders, una donna straordinaria che dedicherà sessant’anni della sua vita ad un progetto che ancora nessuno aveva nemmeno ipotizzato e che ne farà una figura rivoluzionaria nella storia della medicina.
Nasce nel 1918, in una agiata famiglia della borghesia londinese. Studia, indirizzandosi in un primo tempo verso scienze politiche, filosofia ed economia, ma lo scoppio della seconda guerra mondiale cambia tutto: abbandona gli studi intrapresi, prende il diploma da infermiera e comincia a lavorare in diversi ospedali, venendo direttamente a contatto con la morte, ma, soprattutto, con il dolore e la mancanza di strumenti adeguati nell’affrontarlo. Per problemi fisici è costretta, a malincuore, ad abbandonare la professione. Diventa allora assistente sociale, dedicandosi in particolar modo ai malati oncologici: dall’intenso incontro con uno di loro, David Tasma, che le lascerà in eredità 500 sterline per “una finestra”, nasce l’idea di un ospedale-casa in cui ospitare i pazienti terminali secondo un approccio olistico e integrale, con adeguate terapie del dolore e che tenga conto di ogni dimensione della persona, psicologica, spirituale, affettiva, relazionale. Ci metterà 19 anni a realizzare la sua visione – e nel frattempo non si ferma: si laurea in medicina, perché è anche una donna di scienza e a lei si deve il primo studio sistematico sulla gestione farmacologica del dolore, che farà scuola. A lei, alla sua ostinata volontà, si devono la scoperta dell’efficacia del trattamento regolare del dolore, il riconoscimento del “dolore totale” dei morenti e del potere terapeutico delle relazioni nelle cure di fine vita, la consapevolezza della dignità di chi è incurabile.
“Tu sei importante perché sei tu, e sei importante fino all’ultimo momento della tua vita. Faremo ogni cosa possibile non solo per permetterti di morire in pace, ma anche per farti vivere fino al momento della tua morte” e ancora “La sola risposta appropriata a una persona è il rispetto; un modo di vedere e ascoltare ciascuno nel pieno contesto della sua cultura e delle sue relazioni, di modo da dare a ciascuno il suo intrinseco valore”. Cicely Saunders, visionaria, muore nel 2005 nel suo ospedale.
Nasce nel 1918, in una agiata famiglia della borghesia londinese. Studia, indirizzandosi in un primo tempo verso scienze politiche, filosofia ed economia, ma lo scoppio della seconda guerra mondiale cambia tutto: abbandona gli studi intrapresi, prende il diploma da infermiera e comincia a lavorare in diversi ospedali, venendo direttamente a contatto con la morte, ma, soprattutto, con il dolore e la mancanza di strumenti adeguati nell’affrontarlo. Per problemi fisici è costretta, a malincuore, ad abbandonare la professione. Diventa allora assistente sociale, dedicandosi in particolar modo ai malati oncologici: dall’intenso incontro con uno di loro, David Tasma, che le lascerà in eredità 500 sterline per “una finestra”, nasce l’idea di un ospedale-casa in cui ospitare i pazienti terminali secondo un approccio olistico e integrale, con adeguate terapie del dolore e che tenga conto di ogni dimensione della persona, psicologica, spirituale, affettiva, relazionale. Ci metterà 19 anni a realizzare la sua visione – e nel frattempo non si ferma: si laurea in medicina, perché è anche una donna di scienza e a lei si deve il primo studio sistematico sulla gestione farmacologica del dolore, che farà scuola. A lei, alla sua ostinata volontà, si devono la scoperta dell’efficacia del trattamento regolare del dolore, il riconoscimento del “dolore totale” dei morenti e del potere terapeutico delle relazioni nelle cure di fine vita, la consapevolezza della dignità di chi è incurabile.
“Tu sei importante perché sei tu, e sei importante fino all’ultimo momento della tua vita. Faremo ogni cosa possibile non solo per permetterti di morire in pace, ma anche per farti vivere fino al momento della tua morte” e ancora “La sola risposta appropriata a una persona è il rispetto; un modo di vedere e ascoltare ciascuno nel pieno contesto della sua cultura e delle sue relazioni, di modo da dare a ciascuno il suo intrinseco valore”. Cicely Saunders, visionaria, muore nel 2005 nel suo ospedale.

Cicely Saunders © St Christopher’s Hospice
Franca Toffol
Archivista, fa parte del direttivo del Frauenarchiv/Archivio storico delle donne di Bolzano. Ha lavorato per molti anni nell’ambito della progettazione e gestione di progetti locali ed europei legati alle pari opportunità e all’empowerment delle donne.