Respekt

30 anni dopo. Centaurus transfemminista queer.

// Arianna Miriam Fiumefreddo //
Trent'anni di storia LGBTQIA+ in Alto Adige con la voce di Sara Degli Agostini, una pioniera dell'attivismo lesbofemminista. La prima vicepresidente di lingua italiana narra le vicessitudini di Centaurus.
Menapace e Milletti © Centaurus
Sara Degli Agostini è una pioniera dell’attivismo lesbo-femminista di lingua italiana in Alto Adige, ed è stata l’unica donna del movimento LGBTQIA+ altoatesino a rimanere in contatto con Mariasilvia Spolato che fu la prima attivista lesbica italiana che, per la sua visibilità, perse ogni cosa tra gli anni ‘70 e ‘80 scegliendo infine di vivere e morire a Bolzano.

Sara è una persona schiva e riservata, ma non si è mai sottratta all’impegno civico dell’attivismo. Ancora oggi è parte del Direttivo dell’Associazione Centaurus, dove milita non solo per le questioni lesbiche e femministe, ma anche per temi importanti come l’anti-specismo. Sara è stata protagonista dei cambiamenti degli ultimi dodici anni, e rappresenta la memoria di fondamentali cambiamenti.

L’attivismo di Sara nasce «per caso e per mezzo di un volantino». Esisteva dagli anni 2005 fino al 2012 circa un “gruppo Saffo” affiliato a Centaurus con sede in piazza Parrocchia. Il volantino che lo pubblicizzava riportava nella descrizione “gruppo lesbico femminista”. Con le parole di Sara «entrai, mi presentai alle due ragazze presenti. Quando però alla mia domanda in merito a quale frangia di femminismo aderivano, non seppero darmi una risposta. Restai alquanto perplessa.» Questo tentativo però non scoraggiò Sara, e nel 2012 conobbe l’ex-presidente Andreas Unterkircher «in quel periodo non c’erano moltə attivistə di lingua italiana che frequentavano Centaurus. Di lì a poco mi proposero di candidarmi nel nuovo direttivo. Per la prima volta nella storia dell’associazione fummo ben tre donne. Divenni vicepresidente sperando di portare un contributo considerevole in merito alle tematiche lesbiche e femministe.»
L’attività più importante di quegli anni fu l’organizzazione di «un incontro con Nerina Milletti, esponente storica del movimento lesbico in Italia, e Lidia Menapace. Titolo del dibattito “femminismo e lesbismo”. Nella storia le lesbiche sono sempre state occultate, omesse, se non peggio.»
Successivamente a questa fase in Centaurus nacquero dei conflitti. Intorno al 2013/2014 si realizzò uno scontro duro tra le componenti del Direttivo. Il casus belli fu l’idea di realizzare un Pride a Bolzano. Quel Pride non si realizzò mai e Centaurus ne uscì lacerata. Si costituì nuovamente un direttivo di soli uomini cisgender. Nel 2018, a seguito di un’altra crisi, nacque il primo direttivo che vide per la prima volta anche la presenza di persone transgender e non binarie. Queste soggettività erano state rese invisibili e trattate come pazienti nei primi 25 anni di storia di Centaurus. Oggi non è più così. Centaurus si è aperta alle tematiche intersezionali del transfemminismo queer. Ma questa è la storia di adesso.

Respekt

Es geht nicht mehr nur um Schwule und Lesben

// Jenny Cazzola //
Centaurus Arcigay feiert heuer seinen 30. Geburtstag. Der Verein hat sich in den drei Jahrzehnten sehr verändert.
Zwei Frauen aus der Historie von Centaurus: Ulrike Spitaler und Martine de Biasi © Manuela Tessaro
Dieses Jahr feiert Centaurus Arcigay sein 30-jähriges Bestehen. Der Verein für LGBTQIA+ Personen in Südtirol hat sich in dieser Zeit sehr verändert, besonders in den vergangenen Jahren. Aus der „Homosexuellen Initiative“ ist ein Verein geworden, dem Sichtbarkeit wichtig ist und der sich Queer- und Transfeminismus ganz groß auf die Fahnen geschrieben hat. Was hingegen gleichgeblieben ist, sind starke Frauen im Zentrum der Organisation.
Telefonberatung als Treffpunkt
Eine, die die Anfangsjahre von Centaurus selbst erlebt hat, ist die Sozialpädagogin Ulrike Spitaler. Sie beginnt sich Mitte der 90er Jahre bei Centaurus zu engagieren. Damals hatte Centaurus noch eine eigene Zeitschrift und einen Telefonberatungsdienst, bei dem Menschen anrufen und um Rat fragen konnten. „Diesen Telefondienst haben sich Männer und Frauen geteilt“, berichtet Spitaler, „dadurch war es eine Art Treffpunkt.“
Lesben mit feministischem Hintergrund
„Schon damals“, erzählt Spitaler weiter „gab es einige aktive Frauen im Verein. Es wurden Treffen für Frauen organisiert, kleine Partys, die vor allem der Finanzierung von Supervision und Weiterbildung und dem Kennenlernen dienten.“ Auch an Konflikte kann Spitaler sich erinnern: „Die gab es wie in jedem Verein. Manche waren persönlich geprägt, manche drehten sich um die Ausrichtung. Die im Verein aktiven Lesben hatten zum Beispiel oft einen feministischen Hintergrund. Da gab es durchaus Konflikte mit eher traditionell eingestellten Männern, besonders, wenn es um Frauenrechte ging.“
Diversität zulassen, Geschlechtsidentitäten hinterfragen
Diese feministischen Wurzen sieht Spitaler noch heute in der Vereinigung: „Ich denke, das Bedürfnis nach einem Treffpunkt besteht noch heute. Was hinzugekommen ist, ist die Sensibilität für Diskriminierung, das ganze Thema der Queerness und Transness. Wir haben gelernt, auch innerhalb der Community Diversität zuzulassen und nicht nur Rollenzuschreibungen, sondern auch Geschlechtsidentitäten zu hinterfragen. Es geht nicht mehr nur um Schwule und Lesben. Wir müssen nicht mehr nur verteidigen, sondern können uns auch entwickeln.“
Männern wird zugehört, Frauen werden exotisiert
Auch Martine de Biasi weiß nur Positives über ihre Zeit bei Centaurus zu berichten. Die Südtiroler Filmemacherin war insgesamt sieben Jahre lang im Verein aktiv. Sie habe ihn als einen Ort erlebt, „in dem das Gender egal ist und Leute gemeinsam für ihre Rechte kämpfen.“ Für de Biasi sind Frauen in queeren Organisation allgemein sehr präsent, auch wenn das wenig nach außen dringt. Sie sieht den Grund dafür in unserer patriarchalen Gesellschaft. „Männern wird immer noch mehr zugehört. Frauen hingegen werden immer noch exotisiert.“