#10secondi

Senza scelta e consenso è violenza

// Verena De Monte //
Nel luglio scorso l’Italia ha assistito all’assurda assoluzione di un uomo che aveva molestato sessualmente una ragazza minorenne a scuola.
Una ragazza di 17 anni sale le scale di un istituto romano. Il bidello si avvicina da dietro, le infila le mani nei pantaloni e le palpeggia le natiche. L’accaduto viene denunciato. Poco più di un anno dopo, i/le giudici della V sezione del Tribunale di Roma assolvono l’aggressore poiché “il fatto non costituisce reato”, dato che il palpeggiamento “dura una manciata di secondi, senza alcun indugio nel toccamento”, una manovra “maldestra ma priva di concupiscenza.” Insomma, la durata della molestia – meno di 10 secondi – proverebbe che non c’era la volontà da parte del bidello di molestare la minorenne e che invece si trattava di uno scherzo.
La scelta dei/delle giudici è stata dunque quella di ignorare la voce e il vissuto della ragazza, di stabilire che uno scherzo ha una durata e che un reato cessa di essere tale se l’intenzione è scherzosa.
Le condanne dell’Europa e dell’ONU
Negli ultimi 5 anni l’Italia ha subito 5 condanne da parte della Corte Europea dei Diritti Umani per sentenze emesse in casi di molestie, stupro e femminicidio. Il nostro paese è stato posto sotto sorveglianza rafforzata davanti al Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa che ha espresso preoccupazione per l’elevato tasso di procedimenti penali riguardanti violenze sessuali e domestiche che si risolvono con archiviazione: sono oltre il 50%.
L’anno scorso anche l’ONU ha condannato l’Italia. Il comitato delle Nazioni Unite che monitora l’applicazione della Convenzione per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne (CEDAW) ha infatti riconosciuto che i pregiudizi diffusi nei tribunali italiani violano il principio dell'uguaglianza delle donne davanti alla legge.
Incoraggiare i molestatori e zittire le vittime
Secondo un’indagine del 2020 condotta da Save the Children in Italia su un campione di adolescenti tra i 14 e i 18 anni, tra le ragazze il 70% dichiara di aver subito molestie nei luoghi pubblici e apprezzamenti sessuali. Al 64% di loro è capitato di sentirsi a disagio per commenti o avance da parte di un adulto di riferimento. Ancora poche quelle che denunciano le molestie, sia per paura della reazione (29%) che per vergogna (21%).

Sentenze come questa dei “10 secondi” contribuiscono a zittire ulteriormente le (giovani) vittime e a far passare l’idea che per scherzo o per un tempo limitato si è liberi di agire violenza e ignorare il consenso dell’altra persona.
La parola alla ragazza molestata
“Per i giudici c’è stato un intento scherzoso? Il bidello mi ha preso alle spalle senza dire nulla. Poi mi ha infilato le mani dentro i pantaloni e sotto gli slip, mi ha palpeggiato il sedere e poi mi ha tirato su tanto da farmi male alle parti intime. Questo, almeno per me, non è uno scherzo.
Ho provato tanta rabbia. Questa non è giustizia. Inizio a pensare di aver sbagliato a fidarmi delle istituzioni perché mi sono sentita tradita due volte: prima a scuola, dove è successo quello che è successo; poi dal tribunale.”

#10secondi

Quanto tempo serve per lasciare un segno?

// Verena De Monte //
Un gruppo di attivistə transfemministə queer è sceso nelle strade e piazze di Bolzano per protestare contro il verdetto “dei 10 secondi” e per esprimere solidarietà alla ragazza molestata attraverso un flash mob. Alcune immagini assieme a dei passaggi tratti dal volantino distribuito dal gruppo.
© Giulia Palaia
Affermiamo e confermiamo che la violenza può venire agita in ogni luogo, tempo, con varie persone presenti e anche avere la durata di un millesimo di secondo.
È inaccettabile che si possa agire una tale violenza a scuola e rimanere impuniti dallo Stato.
Vogliamo essere sicurə a scuola, nei luoghi di lavoro, in ogni dove e in tutte le relazioni.
Mostriamo i segni che lascia la violenza e riprendiamo lo spazio pubblico con i nostri corpi vivi dissidenti, impoterandoci attraverso interazioni di affetto fisico consensuali.