Around the world – Kurzmeldungen aus Südtirol und der Welt

27. Ausgabe Südtiroler Frauenkalender
Courage für die Frauenhandtasche!


Nach einem beWEGten 2021 im Frauenkalender bringen die Alchemillen für 2022 die COURAGE. Buchstaben, frauenzentrierte Gedanken und 304 Seiten sind sortiert, ein Frauenmantel – dafür steht der lateinische Begriff Alchemilla – hält als Umschlag das Kompendium für zwölf Monate zusammen, ein MUTzeichen für Frauensolidarität ist eingelegt. Dank der Unterstützung des Landesbeirates für Chancengleichheit und den treuen Sponsorinnen Stiftung Südtiroler Sparkasse, Südtiroler Sparkasse AG, Alperia, Genossenschaft Milchhof Sterzing, Landesmuseen Südtirol, Markas, Marlene, MPreis GmbH und Resch Interiors kann der Kalender auch heuer wieder kostenlos und sobald es die Umstände erlauben, landesweit verteilt werden.

Erhältlich direkt bei den Alchemillen und bei:
Landesbeirat für Chancengleichheit-Frauenbüro, Gleichstellungsrätin, Volksanwältin, Omas gegen Recht, Frauenmuseum Meran, SGB, ASGB, KVW, AFB, AFI, Plattform für Alleinerzieherinnen, Weltläden Südtirols, Buchschrank am Graben Bruneck, Verbraucherinnenzentrale Südtirol, in den Filialen der Südtiroler Sparkasse und in vielen Bibliotheken Südtirols.

Think

Il cambiamento è possibile

// Sarah Trevisiol //
Sessismo e violenza di genere è responsabilità degli uomini
© Nik Shuliahin / Unsplash
La Caritas di Bolzano-Bressanone offre ormai da vent’anni un consultorio maschile diretto a uomini di qualsiasi età o contesto culturale. All’interno di colloqui psicologici gli utenti possono confrontarsi con un terapeuta sulle proprie difficoltà con la propria identità maschile, le relazioni di coppia, l’essere padre, la propria sessualità, le crisi di vita e anche la propria inclinazione alla violenza. Guido Osthoff, responsabile del servizio, ricorda come l’idea sia arrivata da un gruppo informale che, nel 2001, ha chiesto alla Caritas di fungere da organizzazione di supporto, facendo sì che proprio a Bolzano nascesse il primo sportello di consulenza prettamente maschile d’Italia.

I diversi professionisti che fanno parte del consultorio maschile offrono consulenza psicologica, che solitamente prevede dai 5 ai 10 incontri individuali, nonostante non vi siano limiti temporali, dato che dipende dal rapporto di fiducia che si instaura tra utente e terapeuta. “Chiedere aiuto non è un atto di debolezza, anzi all’opposto è un atto di grande forza e responsabilità, perché tutti abbiamo bisogno di sostegno di tanto in tanto. Purtroppo, molti uomini non sanno gestire rabbia, tristezza, insicurezze e debolezze oppure pensano di avere il diritto di esprimere emozioni a proprio piacimento, senza tener conto degli effetti che ciò ha sulla loro famiglia e sulle persone a loro vicine. Aumentare la capacità di empatia è quindi una parte fondamentale, per far sì che gli uomini capiscano l’impatto delle proprie azioni sulle altre persone, ma anche per riuscire ad entrare in contatto con sé stessi, con la propria vita interiore ed emozionale.”

Ormai da 10 anni, oltre alla consulenza psicologica viene offerto, in collaborazione con i Centri Antiviolenza di tutto l’Alto Adige, anche un training antiviolenza che viene sostenuto dalla Ripartizione delle Politiche sociali della Provincia di Bolzano. La maggior parte dei fruitori del servizio hanno già alle spalle atti di violenza concreti, che hanno spinto un tribunale o un servizio sociale a intervenire. Tali aggressioni hanno portato a grandi capovolgimenti come l’abbandono della compagna, la perdita della custodia delle/dei figli* o crisi lavorative. Dal 2019 esiste una nuova normativa che concede degli sconti di pena e di carcere agli uomini che partecipano a questi training antiviolenza. Le Case delle Donne sottolineano che tali concessioni possono essere pericolose, perché potrebbero mettere a rischio la vita delle donne o delle/dei figli*. Ecco perché è tanto importante monitorare costantemente i partecipanti durante tutto il training, per tenere al centro dell’attenzione la tutela delle donne e dei minori, per assicurarsi che non continuino le violenze o non si trasformino in forme di violenza psicologica ugualmente dannose. Dei questionari rivolti sia agli aggressori, che alle ex-partner o madri che hanno subito violenza, vogliono aiutare a dare un quadro più accurato di ogni singola situazione.
Guido Osthoff evidenzia che “non è mai tardi per fare dei cambiamenti nella propria vita. Purtroppo, però sono ancora pochi gli uomini che si rivolgono al servizio in modo spontaneo, la maggior parte di loro viene costretto da un tribunale. Forzare una persona a intraprendere un percorso psico-educativo serve, se la persona stessa durante il percorso accetta di aver sbagliato e dopo la presa di coscienza si impegna fortemente per un cambiamento.”

Quando si parla di violenza si allude sia alle forme di violenza fisica come pestaggi o omicidi, che alle forme di violenza psichica come minacce, pressioni, offese, urla, persecuzioni, forme di controllo o di dipendenza economica, così come alle forme di violenza assistita subita dalle/dai figli*. Difatti le/i bambin* spesso imitano modi malsani di elaborare le proprie emozioni, esattamente come apprendono nel contesto familiare la maniera di vivere i rapporti di coppia. “Se come uomini offendiamo la nostra partner, pensando che tanto nostra figlia sta nell’altra stanza, scappiamo dal problema, perché la bambina a sua volta si spaventa, vuole difendere la madre, non sa come aiutarla, si sente impotente o minacciata. Molti fra coloro che sono violenti, hanno già assistito ad esempi di violenza in famiglia, ma dobbiamo stare attenti a dare solo la colpa a cause esterne, altrimenti si crea una reazione a catena interminabile. È essenziale spezzare il circolo, evolversi, lasciarsi alle spalle modelli maschili tossici. Bisogna imparare a prendersi le proprie responsabilità e cambiare per davvero.”

L’impegno della Caritas sta nel far capire che il modello maschile tossico – quello del cowboy Lucky Luke per intenderci, che sconfigge ogni avversità da solo, non dimostra sconforto né emozioni, non chiede mai aiuto né permesso – non è realistico, proprio perché abbiamo tutt* bisogno del supporto altrui. “Meno male che oggi abbiamo modelli maschili alternativi a cui ispirarci. Per poterli mettere in atto però bisogna capire l’importanza dell’uguaglianza fra i generi, bisogna saper rinunciare in parte ai propri privilegi, per esempio nella suddivisone dei lavori di casa e cura delle/dei figli*. Bisogna inoltre attuare dei cambiamenti strutturali nella società, visto che la violenza di genere riguarda l’intera società patriarcale in cui viviamo. Abbiamo bisogno di modelli più equilibrati fra responsabilità genitoriali, come già fanno nei paesi nordici, dove tali sistemi funzionano a beneficio di tutt*. Dobbiamo impegnarci a raggiungere maggiore ugualità di salario, perché se solo gli uomini guadagnano gran parte dell’introito familiare, essi saranno meno disposti a occuparsi della prole visto che il salario delle donne non permette la sopravvivenza. Stessa cosa vale per i lavori sociali e di cura, ancora svalutati e spesso sottopagati. Se i salari di chi lavora nella settore terapeutico o sociale aumentassero, molti più uomini sarebbero disposti a farli e molte più donne sarebbero retribuite più adeguatamente. Sarebbe inoltre necessario avere più modelli maschili nella scuola materna, affinché le/i bambin* imparino che non è solo compito femminile quello di educare bambin* e giovan*, ma piuttosto responsabilità condivisa fra i generi.”

Oltre alla consulenza psicologica individuale e al training antiviolenza, alcuni uomini hanno la possibilità di far parte di gruppi di dialogo maschili protetti, in cui potersi scambiare e sostenere a vicenda nel difficile processo di responsabilizzazione. Sicuramente il costante rapporto anche fra i distretti sociali e le reti di espert* è essenziale per implementare le buone pratiche. In quest’ottica la “Caritas Consulenza uomini” è entrata a far parte da un anno della rete nazionale RELIVE (Relazioni libere dalle violenze) che lavora proprio con gli aggressori. “Noi offriamo servizi di consulenza e terapia maschile da anni, però è importante che tali servizi diventino più conosciuti e frequentati dagli uomini. Non è possibile che circa 600 donne all’anno si rivolgono ai Centri Antiviolenza altoatesini e che noi annualmente nel training antiviolenza abbiamo solo una 40ina interessati all’anno. Non tornano i conti, quindi cerchiamo di prendere atto delle nostre responsabilità, perché è responsabilità di noi uomini diminuire la violenza di genere in tutte le sue sfaccettature.”
Guido Osthoff, responsabile della consulenza per uomini della Caritas © Caritas